Aeroporti e stazioni: dove si raccolgono le emozioni

Posti di passaggio, al limite del “non luogo”, aeroporti e stazioni sono spazi dei quali solitamente ci si dimentica subito non appena si sale sul treno o sull’aereo che porteranno a destinazione.

Per quanto mi riguarda, per gli aeroporti conservo una passione sconfinata: comincia tutto da lì, è lì che inizia il viaggio (anzi, a volte, inizia anche prima, specie se già diventa un viaggio anche solo il percorso per raggiungerlo, l’aeroporto). 

schermata-2016-09-07-alle-15-40-33Adoro viverli a fondo gli aeroporti. Per questo motivo preferisco arrivarci sempre notevolmente in anticipo (e non solo perché temo la lentezza delle code e il conseguente rischio di restare a terra), soprattutto se si tratta di prendere un aereo all’alba come mi è capitato spesso in questi anni, quando dovevo raggiungere l’aeroporto di Orio al Serio da Milano. E lì, una volta arrivata e passati i controlli, la colazione al baretto economico vicino agli imbarchi e la sigaretta nella mitica area fumatori (troppo avanti, Orio al Serio!) erano un must delle mie partenze.

In aeroporto siamo io e la mia valigia “a mano” (meglio quando ad accompagnarmi è lo zaino in spalla). Oltre alle decine di fantasie su questa o quella destinazione, su chi sta partendo per dove, sulle prossime tappe che vorrei percorrere. Il tutto, condito dalla volontà di assaporare e godermi questa condizione di “pre-viaggio”, dalla frenesia della partenza e dall’ansia di arrivare.

Grazie al mio essere sempre in iper anticipo, in aeroporto non corro e vivo un tempo dilatato, rilassante, che mi chiama alla riflessione. Lo so, è bizzarro, ma i posti molto incasinati e pieni di gente, se sono sola e non conosco nessuno, mi conciliano pensieri e riflessioni. Su dove sto andando, su come voglio vada la vacanza o il rientro, sugli altri passeggeri che ho intorno. O sulla tristezza che comporta il lasciare il posto dal quale sto partendo, cosa che succede, ad esempio, quando sto per lasciare la Sicilia. In quei casi, malinconia e tristezza hanno la meglio e i pensieri si dividono tra: “ma chi me lo fa fare?” e “ma sì, ho fatto bene ad andarmene” e “e ora chissà quando tornerò qui”. Se mi aspetta, invece, uno dei miei viaggetti fuori porta, ovviamente, le sensazioni sono ben altre, l’euforia è alle stelle e mi sento più lucida e propensa alla riflessione.

schermata-2016-09-07-alle-15-43-44Per le stazioni, invece, il discorso è diverso soprattutto perché, di solito, ci si passa meno tempo. Ammetto anche che prendere un treno mi esalta meno che prendere un aereo. Per me l’aereo è più facilmente sinonimo di vacanza, stacco da tutto, distanza; il treno, invece, è sinonimo di spostamento breve, lavoro e a volte persino di rottura di scatole. Non sempre, però.

Dei treni adoro il rumore; ho la fortuna di abitare accanto a una piccola stazione che mi delizia più volte al giorno. 

In stazione, più che in aeroporto, mi capita di soffermarmi sulle persone che mi circondano. Osservo i bagagli che portano, la fretta che hanno e, soprattutto, i saluti che si scambiano con i cari che li accompagnano al binario. Mi capita spesso di immaginare le vite che si nascondono dietro quei saluti e dentro quei bagagli: vite da pendolari quotidiani, vite da lavoratori e studenti che tornano a casa nel weekend carichi di biancheria da (far) lavare, vite da relazioni sentimentali passate a breve, media o lunga distanza.

Credo che, nonostante si tratti solo di luoghi di passaggio, aeroporti e stazioni siano forti raccoglitori di emozioni, che si tratti di gioia per la partenza, malinconia per la separazione o noia per la routine. Non puoi esimerti, qualcosa la provi sempre quando sei in attesa di un treno o di un aereo. Già l’attesa di per sé è una sensazione forte.

Chiudo con una citazione che ho utilizzato già una volta per una delle mie foto su Instagram e che sento molto mia (specie da quando abito vicino alla piccola stazione):

Se si abita vicino a una stazione, questo cambia completamente la vita. Si ha l’impressione di essere di passaggio. Niente è definitivo. Un giorno o l’altro, si sale su un treno. (Patrick Modiano)

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2 Comments
  • Diletta
    Posted at 17:13h, 21 Giugno Rispondi

    Io lavoro in aeroporto e non potrei esserne più felice!
    Adoro osservare la gente che sta per partire, tra ansia, emozione, paura, gioia. E chi si ritrova agli arrivi! I romantici con i mazzi di fiori, famiglie, nonni con nipoti, fidanzati… stupendo.

    • Alla fine di un viaggio
      Posted at 18:21h, 21 Giugno Rispondi

      A me piacerebbe lavorare in aeroporto sia per osservare la gente e sia per avere a che fare ogni giorno con gli aerei 🙂

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