A proposito di Instagram

Probabilmente i puristi del mondo della fotografia non apprezzeranno tanto la sviolinata che sto per buttare giù.

Devo dirlo: mentre Facebook negli ultimi tempi mi è un po’ venuto a noia, Instagram, invece, lo adoro. Cioè, secondo me è davvero una figata.

Ho aperto il mio account (sono @allafinediunviaggio, per uno sguardo dal pc ecco il link) più di un anno e mezzo fa, quando non vedevo l’ora di dotarmi di uno smartphone semi decente che mi consentisse di sbizzarrirmi con scatti e filtri.

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Ne parlo nel blog perché, per me, Instagram ha rappresentato sin dall’inizio, e rappresenta ancora, una finestra su tutte le meraviglie che ho visitato e su tutte quelle (ahimè, davvero tante) che ancora mi aspettano. Ho aperto l’account proprio con l’intenzione di guardare città, spiagge e panorami visti dagli altri e di mostrare a chi mi segue cosa mi ha colpito durante le mie peregrinazioni. Gestisco il mio profilo con cura quasi maniacale, “come Instagram nessuno (altro social) mai”.

Lo confesso, su Instagram guardo tanto anche i gattini (e alcuni li seguo pure). E qualche volta non mi spiace dare una sbirciata al profilo di qualche appassionato di cucina per trarre ispirazione per i miei prossimi menu. Quello che evito quasi come la peste sono le foto di famiglia, il compleanno del nonno o il primo anniversario, per dire. Non mi interessano, così come non mi hanno mai tanto stuzzicato su Facebook, specie se si tratta di foto di gente sconosciuta.

Gli account che scelgo di seguire sono tutti (o quasi) accomunati dalla bellezza del viaggio, dagli scatti che raccontano la vita di una strada di città ma anche la solitudine tra i sedili della metropolitana, che esaltano i colori di un graffito sui muri o le peculiarità di un popolo. 

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Instagram mi consente di scoprire luoghi lontani e vicini, mi fornisce gli spunti per i prossimi viaggi da fare, mi mostra i posti che già conosco da una prospettiva inedita e personale. Proprio questo amo: la possibilità che Instagram dà di personalizzare un luogo filtrando lo scatto, di raccontare una qualsiasi strada o un qualsiasi graffito su un muro secondo l’intima soggettività dell’autore della foto. Come lo vede lui e basta. Ci vuole del sentimento, quindi, le foto “cartolina” sono belle ma insipide quando non comunicano granché.

Chiaramente, anche il mio entusiasmo ha i suoi gusti: storco il naso davanti a saturazioni esagerate ed effetti hd impazziti che fanno somigliare la foto a un disegno a matita. E poi mi piace che l’immagine “parli” e trasmetta la sensibilità di chi l’ha scattata. Avrei qualcosa da ridire anche su chi pubblica su Instagram le foto scattate con la reflex strafiga ma devo ammettere che, in effetti, tra lo scatto di un cellulare (specie di un esemplare non proprio all’avanguardia tipo il mio) e quello di una Nikon differenza ce n’è e anche tanta.

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Instagram, però, è per tutti: non servono grandi doti tecniche. Nel mio caso, ad esempio, le conoscenze tecniche sono ridotte davvero al minimo: le volte in cui ho provato a scattare con una reflex si contano sulle dita di una mano, mi trovo più a mio agio con una mini compatta da 70 euro. Tanto, per pubblicare foto su Instagram basta lasciarsi affascinare da ciò che c’è in giro, farsi cogliere dalla poesia dei luoghi all’improvviso, in vacanza o durante una semplice passeggiata sotto casa. E basta poi solo provare a raccontarlo quel luogo, magari reinventandolo leggermente. E cercare di trasmettere con l’immagine quello che ci ha lasciato. Detto questo, spero di non avervi fatto passare la voglia di scattare, pubblicare e soprattutto di seguirmi 😉 Aspetto di sapere cosa rappresenta, Instagram, per voi, e di conoscere tanti altri profili interessanti!

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