Francoforte, il primo viaggio da sola

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Di Francoforte mi sono rimaste essenzialmente due cose: il ricordo del mio primo viaggio in solitaria e la voglia di ritornarci.

Mainhattan è stata la mia principale destinazione per circa due anni e mezzo. L’ultima volta che l’ho vista non immaginavo che non ci sarebbe stato un seguito e dunque non ho avuto il tempo di salutarla. E pensare che, sebbene inseguendo motivazioni sbagliate, per un certo periodo Francoforte ha rappresentato la svolta che la mia vita stava aspettando, la città estera che mi avrebbe accolto e dove avrei iniziato tutto da capo.

E invece niente, l’ultima volta è stata una fuga e io, nonostante ci sia stata una ventina di volte, non ho neanche avuto il tempo di vedere alcune delle mete solitamente più ambite dai turisti. Se adesso decidessi di passarci qualche giorno probabilmente un giretto al Palmengarten me lo farei, così come una visita al Museo della Comunicazione (sfiga vuole che l’unica volta che ho provato ad andarci lo abbia trovato chiuso), una passeggiata nel pittoresco quartiere di Höchst e forse farei anche una mini crociera sul Meno. Berrei molto volentieri ancora un bicchiere di Apfelwein mit Fanta, farei due passi sul Mainkai sotto il sole, visiterei Koblenz e Heidelberg, istagrammerei la poesia del Römer e l’eleganza di Sachsenhausen. 

S6002844A proposito di Instagram, quando becco immagini di Francoforte, il più delle volte la rivedo esattamente come la ricordo: il piccolo centro storico tipicamente tedesco in contrasto con Skyline e grattacieli invadenti, le vie trafficate, la pioggia che cade, il tramonto sul fiume, i mercatini di Natale luccicanti e profumati di vino caldo e di spezie. 

E ricordo tutto di quella città: il caldo anomalo di una domenica di maggio, l’odore persistente di wurst e kebab che ti inseguiva per la strada, la mostra fotografica di sesso e guerra che vidi al Museo di Arte Moderna, i pasti abbondanti a base di Schnitzel, carne e Kartoffeln cucinate in tutti i modi, i colori dei sedili della metro, i negozi dello Zeil, il deserto del sabato sera in inverno. E, ancora, il caffè lungo del chioschetto fuori dall’aeroporto di Hahn, la campagna brulla che mi separava dalla città, l’attesa alle 3 del mattino in stazione, aspettando in preda al freddo che arrivasse qualche altra anima alla fermata del bus oltre me. Gli eleganti palazzi del Kennedyallee, alle porte della città. I cartelli delle agenzie immobiliari che sembravano urlarti le loro occasioni. La periferia con i palazzoni e le finestre tutte uguali. La signora gentile che, quando andai a Francoforte per la prima volta, mi indicò la strada e si fermò a fare due chiacchiere. Il ristorante italiano che costava un botto ma che non era un granché. Il sushi all’interno del Kaufhof. Il confronto con Milano dal quale Mainhattan  usciva sempre vincitrice.

Primo viaggio in solitaria, si diceva. Francoforte è capitata nella mia vita per caso perché, nel programmare quel viaggio, ero indecisa sulla meta (una prima accuratissima selezione era stata fatta in base ai prezzi dei biglietti aerei) e, alla fine, a parità di costo, la predilessi a Bruxelles (che visitai un paio di anni dopo).

S6002814In quanto primo viaggio da sola, Francoforte mi ha insegnato quanto sia impagabile andare alla scoperta di una città in balìa unicamente dei propri ritmi e degli itinerari organizzati in autonomia. Quanto vale la libertà di andare in giro sorridendo alla gente e meravigliandosi nel riconoscere all’estero alcune dinamiche del proprio paese. Ma, come cantava Guccini, “non è uno scherzo sapere continuare”. L’esperienza di Francoforte, infatti, mi ha insegnato anche che a volte ci vuole tanto coraggio nell’affrontare le novità e che è sempre bene ascoltare le vocine del cervello che ci suggeriscono che la perseveranza non sempre paga. Che certe conclusioni, per quanto inizialmente deludano, alla lunga invece le abbracci e ringrazi il cielo e tutti i suoi santi per averle fatte arrivare.

Non so se tornerò ancora a Francoforte, prima o poi. Da un lato avrei la curiosità  di guardarla con gli occhi che ho ora, con il distacco e la lucidità che non avevo quando la frequentavo. Ne conservo un bel ricordo e, tra tutte le città tedesche che ho visto, spicca per il suo carattere particolare, una singolarità che scaturisce dall’accostamento tra i palazzi storici, le bellezze naturali del fiume e dei parchi e i grattacieli dai quali parte l’economia europea. A Francoforte non manca nulla, ogni sera si può assistere a qualche evento o bere una birra in un locale diverso. La Kultur domina allo stesso modo del soldo. Proprio per questo ho sempre pensato che in una città così nessuno farebbe fatica a ritagliarsi una propria dimensione. Questo non significa che i tedeschi accolgano tutti a braccia aperte, attenzione, ma non entro nel merito di una questione che richiederebbe una riflessione a parte. Detto questo, sì, credo che mi farebbe piacere rivederti, cara Mainhattan. Ma non volermene: il mondo è così pieno di mete da esplorare che credo non mi basterà una vita per raggiungerle tutte!

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