02 Nov Cirenaica di Bologna, il quartiere della Resistenza e di Guccini
Fino a poco tempo fa, la Cirenaica di Bologna l’avevo quasi sempre osservata dal finestrino del bus, sulla strada verso casa. Da quando però Bologna è di nuovo mia (e fra un paio di mesi scoccheranno i tre anni) è capitato un paio di volte di trovare il tempo di dedicare una passeggiata a questo vecchio e piccolo mondo incastonato a est del centro città e leggermente a nord della via Emilia.
Per chi non lo sapesse, il quartiere della Cirenaica di Bologna è quello stretto tra Porta San Donato e via Massarenti e attraversato dalla ferrovia di San Vitale. Trattasi, quindi, di una Bologna non convenzionale, che i non bolognesi conoscono poco o non conoscono affatto e che rimane fuori dagli itinerari tracciati dai turisti. Peccato.
Peccato perché chi decide di esplorare quelle vie decide di immergersi in una storia immensa.
Tra le strade del quartiere Cirenaica c’è tanta Bologna e c’è tanto anche dei bolognesi. C’è la voce della resistenza, ci sono la lotta e la ricostruzione, ci sono i ricordi e anche il cambiamento.
Un quartiere che deve il fascino della sua architettura urbana tanto alle differenze (i grandi condomini edificati dalla Coop Risanamento, con tanto di targa commemorativa, si affiancano alle deliziose villette dal tipico stile emiliano con i mattoni a vista e i colori vivaci) quanto alle regolarità (le strade, tutte simili tra loro, compongono una scacchiera ordinata in cui gli elementi principali si ripetono puntualmente).
Nata negli anni della guerra italo-turca, la Cirenaica di Bologna, inizialmente legava il suo nome alla conquista della Libia. Solo dopo la seconda guerra mondiale il sindaco Dozza decise di intitolare le strade ad alcuni partigiani eroi della Resistenza. Ancora oggi rimane aggrappata al nome originale solo la via Libia, arteria principale che attraversa il quartiere in tutta la sua lunghezza.
Non vi ho ancora svelato uno dei principali motivi dei miei tour in Cirenaica: la mitica via Paolo Fabbri, la via dove Francesco Guccini ha vissuto durante i suoi anni bolognesi. La via dove i negozianti, nell’anniversario del centenario del quartiere, hanno omaggiato il Maestro riportando i versi della sua celebre Via Paolo Fabbri 43 sulle saracinesche delle loro botteghe. La via delle tante serate passate a tirar tardi in trattoria, Da Vito, in compagnia di altri grandi come Dalla, Vecchioni, De Andrè. E fiumi di immancabile rosso della casa.
In via Paolo Fabbri c’è l’abitazione dove Lui (da notare il maiuscolo: sappiate che il mio è religioso rispetto, dato che i brani del Maestro mi risuonano nelle orecchie da anni) aveva un posto da vecchio giullare che ammetteva di essere scarso in latino ma che si sarebbe diplomato in canti e in vino. Non a caso, rientrato a casa e chiusa la soglia, usava dare sfogo alla sua turpe voglia: ascoltare Bach.
Lungo le strade della Cirenaica di Bologna ascolti la voce persistente della memoria. La memoria di un quartiere operaio oggi orgogliosamente multietnico. Di un quartiere che oggi appartiene a tutti: reduci, stranieri, studenti, nostalgici, poveri, abbienti, giovani e meno giovani.
La memoria di una città che si conferma una combattente dalla personalità forte, una che non è mai caduta senza essersi poi rialzata.
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